Siamo abituati a pensare al logopedista come a uno specialista a cui rivolgersi quando i bambini manifestano difficoltà nel linguaggio, ma questo è riduttivo: il campo di azione della logopedia è infatti molto più ampio e variegato ed è strettamente connesso alle altre discipline che trattano la salute di bocca, cavo orale e distretto testa-collo. Scopriamo meglio, allora, chi è e cosa fa il logopedista.
Il logopedista non è un medico, ma può essere definito come un professionista sanitario che si occupa della prevenzione e del trattamento abilitativo e riabilitativo dei disturbi del linguaggio, della comunicazione e della voce in pazienti di tutte le età. Questa definizione già chiarisce che la logopedia non si occupa solo dei bambini in età evolutiva, ma anche degli adulti e dei pazienti in età geriatrica, e tratta tutti i problemi e le patologie riguardanti le funzioni orali dell’individuo:
Molti genitori si chiedono quando è il caso di portare un bambino dal logopedista. Per rispondere a questa domanda è importante sottolineare che l’obiettivo della logopedia è aiutare le persone di ogni età a esprimersi correttamente e a comprendere la comunicazione rivolta verso di sé. Di conseguenza, può essere utile e necessario rivolgersi al logopedista in situazioni in cui tali capacità non sono raggiunte o vengono meno per qualsiasi motivo.
Il ricorso al logopedista per i bambini è il caso più frequente. Lo sviluppo del linguaggio è un processo che avviene secondo tempi diversi per ogni individuo nei primi anni di vita: l’età in cui i bambini cominciano a parlare si colloca solitamente a partire dai 6-7 mesi di età con la fase della lallazione, le prime parole vengono pronunciate intorno ai 9 mesi e partire dai 18 mesi i piccoli imparano a produrre le prime frasi semplici di senso compiuto combinando le parole, fino alla fase dell’esplosione linguistica che si colloca dai 3 anni in avanti.
L’intervento di un logopedista per i bambini in età evolutiva può essere valutato quando si colgono ritardi significativi nello sviluppo del linguaggio, deficit verbali importanti o difficoltà a esprimersi o a comprendere gli altri. Allo stesso modo è consigliato rivolgersi a un logopedista quando si sospetta la presenza di disturbi di apprendimento come dislessia, disgrafia, discalculia o disortografia: questi ultimi, inevitabilmente, si iniziano a manifestare da quando il bambino frequenta la scuola primaria, ma possono essere trattate anche in età più avanzata. Dai 10 anni in poi possono essere diagnosticati anche anomalie del flusso di eloquio che può risultare troppo veloce ( tachilalia) o veloce e irregolare (cluttering).
Cosa fa il logopedista? Il primo passo che il professionista è chiamato a compiere consiste nell’effettuare una valutazione logopedica, allo scopo di comprendere la natura del disturbo, valutare lo sviluppo psicomotorio e individuare il trattamento più idoneo per il paziente. Per farlo, lo specialista conduce innanzitutto un’anamnesi approfondita mediante colloquio – con il coinvolgimento dei genitori nel caso dei bambini – e poi sottopone il paziente a una a una prima visita logopedica, durante la quale possono essere effettuati alcuni test mirati che servono al logopedista a misurare gli eventuali deficit di linguaggio.
Dopodiché, sulla base delle evidenze raccolte, il logopedista elabora un trattamento logopedico personalizzato per il paziente, attraverso un percorso di più sedute finalizzate alla riabilitazione o sviluppo del linguaggio o alla risoluzione dei disturbi evidenziati. In tale percorso il logopedista può avvalersi del contributo di altre figure professionali, come neuropsichiatri o ortodontista (scopri la sinergia tra le due discipline), adottando così un approccio multidisciplinare.
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