Fra i problemi di linguaggio oggetto della logopedia, e in particolare della logopedia in età evolutiva, rientrano anche quelli che vengono definiti come disturbi della fluenza verbale, cioè del naturale scorrere del linguaggio. Quelli più comuni sono tre: la balbuzie, il cluttering e la tachilalia. Scopriamo in cosa differiscono l’uno dall’altro e quali sono i sintomi specifici per poterli riconoscere.
La balbuzie è una disfluenza che si caratterizza solitamente per la ripetizione di suoni e sillabe e il prolungamento dei suoni, oltre a interruzioni e sospensioni: tutti questi fenomeni sono involontari. Le persone balbuzienti, infatti, tendono a interrompere il ritmo naturale dell’espressione verbale, frammentandolo con pause e reiterazioni, con conseguenti problemi di comunicazione talvolta associati anche a disagio emotivo e movimenti incontrollati di braccia e muscoli facciali.
La balbuzie nei bambini si manifesta nel periodo della prima infanzia quando si sviluppa il linguaggio e il bambino inizia a parlare, fino all’età scolare: quindi nell’intervallo compreso fra i 2 e i 6 anni di età. In moltissimi casi i problemi di balbuzie scompaiono spontaneamente, senza bisogno di una riabilitazione, nel giro di circa 3 anni rispetto all’inizio dei primi sintomi; in altri soggetti, in modo particolare quelli con familiarità con i disturbi di fluenza verbale, la balbuzie è invece destinata a diventare cronica. La balbuzie é molto variabile, fluttuante da una situazione all’altra e da un giorno all’altro.
Il modo più adatto per affrontare e risolvere la balbuzie in età infantile è quello di osservare attentamente la comparsa di potenziali sintomi e di rivolgersi, se tali sintomi perdurano e causano difficoltà di espressione o disagio nel bambino, a un professionista specializzato nei disturbi del linguaggio: il logopedista, che è in grado di individuare la terapia o la modalità di intervento più indicata in base all’età e al tipo di disturbo riscontrato, saprà inoltre aiutare i genitori ad affrontare tutte le situazioni che potrebbero creare disagio nel bambino all’interno della società, sfatando leggende popolari come la tendenza a collegare la balbuzie ad un problema emotivo o psicologico del bambino introverso o timido (in realtà questa correlazione non esiste, ma può scatenare essa stessa problemi emotivi e psicologici legati alla gestione del fenomeno).
Un’altra orma di problema di fluenza verbale differente dalla balbuzie è il cluttering. Il cluttering è un disturbo che riguarda la velocità dell’eloquio, che il soggetto non è in grado di moderare ma anzi tende a diventare irregolare. Chi soffre di cluttering, di conseguenza, parla farfugliando e con improvvisi cambi di ritmo e accelerazioni, con il risultato di esprimersi a volte in maniera incomprensibile. Si tratta di una disfluenza poco conosciuta e spesso confusa con la balbuzie anche perché il cluttering si manifesta spesso in comorbidità con la balbuzie quando il bambino é in età prescolare.
Le principali differenze fra balbuzie e cluttering sono quindi nel tipo di alterazioni della fluenza – non più pause e ripetizioni, ma omissioni di sillabe e fenomeni come “mangiarsi le parole” – e nella coscienza del disturbo: se la persona balbuziente è perfettamente a conoscenza della propria difficoltà di eloquio, chi farfuglia per il cluttering se ne rende conto solo quando gli viene fatta ascoltare la propria voce registrata. Nel cluttering il linguaggio appare irregolare e disritmico, caratterizzato da scatti improvvisi e conseguenti difetti nello strutturare le frasi: gli errori più frequenti sono le sillabe disposte non correttamente in sequenza oppure omesse (anche nello scritto) e una espressione orale con scarsa chiarezza.
Un’altra importante distinzione rispetto alla balbuzie è l’età di insorgenza del cluttering: i primi sintomi – pause mal posizionate, eccessiva velocità nel parlare, errori nella sequenza delle sillabe – si manifestano maggiormente durante la preadolescenza e adolescenza, quando è richiesta una maggiore complessità espressiva e verbale.
La valutazione e il trattamento del cluttering sono affidate, anche in questo caso, alle competenze del logopedista, che ha il compito di diagnosticare con precisione il disturbo e individuare un percorso terapeutico e riabilitativo adeguato.
Con il termine tachilalia si intende, come da radice etimologica, il parlare troppo velocemente. Chi soffre di questo disturbo manifesta un eloquio particolarmente veloce, che può portare a un’alterazione del linguaggio tale da far insorgere problemi di comunicazione e di espressione. I principali sintomi della tachilalia sono la concitazione nel parlare e la pronuncia estremamente precipitosa e ravvicinata di sillabe, parole e frasi. Tuttavia, a differenza del cluttering, nella tachilalia chi parla non evidenzia disfluenze né interruzioni, la fluidità rimane intatta e non sbaglia la struttura delle parole né a posizionare le pause.
La tachilalia nasce solitamente nel periodo dell’infanzia, ma se non trattata adeguatamente può acuirsi durante l’adolescenza. Come per i precedenti disturbi, è la valutazione logopedica della tachilalia nel bambino a stabilire se e come intervenire in base alla gravità del problema: per rallentare l’eloquio e controllarne la velocità si utilizzano frequentemente appositi esercizi che rientrano in un percorso di rieducazione logopedica.
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